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Si tratta della storia di una donna di circa 80 anni affetta da Morbo di Addison che muore a causa di una presa in carico non adeguata. Caso difficile da risolvere a causa della mancanza di riscontro autoptico e della presenza nella cartella del secondo ricovero di esami ematochimici che non sembrano essere attinenti al caso della sig.ra M.A.

Abbiamo effettuato non tanti giorni fa una seduta peritale con Ctu e consulente dei convenuti e si è discusso dei vari punti oscuri della storia tanto da ritenere assolutamente necessario il consulto da parte del Ctu di uno specialista internista. Vi terremo informati nelle prossime settimane dell’esito della Ctu, ma nel frattempo sono ben accette le considerazioni dei colleghi medico legali e internisti, senza trascurare le opinioni degli avvocati in merito, soprattutto a riguardo della mancanza del riscontro autoptico in una situazione del genere e del suo “cascame” giuridico.

Si riportano di seguito le note inviate alle parti, ivi compreso il Ctu.

Note ex art. 194 cpc

In relazione all’inizio delle operazioni peritali del 04/11/15 (C.T.U. M. A.) si redigono le seguenti considerazioni:

1) Dopo contraddittorio con il Ctu e il Ctp parte convenuta si sente la necessità di riproporre al dr. C. (Ctu) le seguenti perplessità alle quali il Ctu si è riproposto di valutare anche dopo consulto con specialista internista.

L’errata presa in carico della sig.ra M. da parte dei sanitari dell’ospedale di G. è caratterizzata, oltre che dalle omissione già rilevate in perizia di parte depositata in atti, da un preciso dato: la paziente dall’ingresso in ospedale alla uscita presenta un calo di HB da 12,4 a 10,5 (rilevamento fatto il 31 agosto, giorno prima dell’uscita), mentre il giorno 2 settembre alle ore 9.27 risulta avesse un valore di HB pari a 13.6. Risulta inoltre che la terapia di dimissione del giorno 1 settembre (ossia meno di 20 ore prima) non sia una terapia adeguata al recupero di 3 gr. di Hb in poche ore; quindi il consulente dr. C. dovrebbe riferire su tale fatto giustificandolo scientificamente altrimenti tali dati non possono essere presi in considerazione come dati idonei a valutare la adeguata presa in carico della paziente.

Inoltre il Ctu dovrebbe valutare anche i successivi dati di rilevazione ematochimica che vedevano una discesa di oltre 1 gr. di Hb in meno di 10 ore e una sua risalita di quasi un grammo dopo tre ore, sempre senza una terapia adeguata a giustificare questo evento. Insomma sembra a chi scrive che tali dati siano un refuso in quanto non sostenuti da terapia medica atta a giustificare queste variazioni. Altro fatto fondamentale è la mancanza di riscontro autoptico da parte del direttore sanitario dell’ospedale di V.

In considerazione che i sanitari NON hanno fatto diagnosi di morte (non vale giuridicamente l’affermazione da parte dei sanitari della non necessità di riscontro autoptico in considerazione delle comorbilità) ma hanno genericamente affermato che essa sia avvenuta per “arresto cardiocircolatorio e melena”, questo sta a significare due cose:

  • L’assenza di volontà di ricercare le cause della morte per non dover eventualmente complicare la situazione dei sanitari;
  • Sospetto di morte da mancata diagnosi della fonte emorragica che ha condotto ad arresto cardiaco la paziente.

Insomma la valutazione del caso richiede una attenta riflessione dei fatti che non possono mancare nelle riflessioni del CTU in quanto renderebbero inadeguata ogni sua conclusione e priva di significato medico legale per la mancanza di:

  • Causa di morte;
  • Evidenza di una concausa esterna all’operato dei medici che giustifichi il decesso.

 Dr. Carmelo Galipò

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Relazione di Parte M.A.

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