Per il Tribunale “la morte del feto sopraggiungeva allorquando la nascita era ormai prossima, venendo così frustrata una possibilità in un momento prossimo alla sua concretizzazione”.
Ottantamila euro di risarcimento per essere stati privati della gioia di diventare nonni. E’ quanto disposto dalla seconda sezione civile del Tribunale di Bolzano nell’ambito del procedimento che vedeva opposti i parenti di una bambina nata morta nell’autunno del 2007 all’Azienda sanitaria altoatesina.
In base alla documentazione medica della mamma, 28enne alla sua prima gravidanza, la crescita fisiologica del feto ed i parametri ostetrici ed immunosierologici erano nella norma e il tracciato cardiotocografico eseguito cinque giorni prima del parto aveva mostrato buone condizioni fetali. Il giorno del lieto evento, però, qualcosa non era andato per il verso giusto e la piccola non ce l’aveva fatta.
Secondo quanto appurato dall’esame autoptico, “il decesso avvenne in concomitanza con il periodo espulsivo del travaglio a causa di uno stato di protratta sofferenza
ipossica endouterina”.
La sofferenza non sarebbe stata diagnosticata dall’ostetrica ospedaliera che era stata condannata nel 2016, in ambito penale, per “colpa professionale”. Stando alla consulenza tecnica disposta dal Tribunale, la professionista “di fronte ad un tracciato che deviava dalla normalità o che addirittura non era leggibile, avrebbe dovuto allertare la figura medica che avrebbe preso i provvedimenti del caso e l’assenza nel tracciato delle contrazioni avrebbe dovuto indurre a pensare che non era possibile escludere stimoli ipossici d’intensità”.
I nonni della bambina nata morta avevano poi agito contro l’Azienda sanitaria per ottenere un risarcimento.
Nell’udienza del dicembre 2017 la convenuta aveva offerto una cifra omnicomprensiva pari a 20.000 euro, quindi 5.000 a nonno, giudicata però inadeguata.
Ad agosto 2020 è arrivata la pronuncia del Giudice civile, le cui motivazioni sono state rese note nei giorni scorsi. Per il Tribunale “la morte del feto sopraggiungeva allorquando la nascita era ormai prossima, venendo così frustrata una possibilità in un momento prossimo alla sua concretizzazione”.
La cifra di 20.000 euro da corrispondere a ciascun nonno “si avvicina all’importo minimo tabellare previsto per la lesione del rapporto parentale nonno/nipote”. Il tutto tenendo conto della “differenziazione tra perdita di chance e lesione di un rapporto parentale comunque già venuto ad esistenza”.
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