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I camici bianchi sono accusati di negligenza, imprudenza e imperizia in relazione al decesso di un giovane 29enne, morto dopo un bypass gastrico nel 2019

Si è svolta nei giorni scorsi, presso il Tribunale di Nola, l’udienza preliminare del procedimento a carico di due medici di una clinica della provincia di Napoli, indagati per omicidio colposo in relazione al decesso di un 29enne morto dopo un bypass gastrico nel 2019.

Come riportano i media locali, i camici bianchi sono accusati di imperizia, negligenza e imprudenza in quanto avrebbero disatteso le linee guida SI.C.OB (Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle malattie metaboliche).

In base a quanto ricostruito, a distanza di pochi giorni dall’operazione il giovane era finito nuovamente sotto ai ferri per la necessità di suturare una lacerazione scoperta nello stomaco con l’aggravarsi del suo stato di salute.

Le sue condizioni però erano continuate a peggiorare, al punto che il giorno successivo si era necessario il trasferimento presso il reparto di Terapia intensiva del Secondo policlinico del capoluogo partenopeo, dove il paziente era deceduto a distanza di dieci giorni.

L’autopsia effettuata sul corpo della vittima aveva evidenziato che a causare il decesso era stata una peritonite conseguente ad una perforazione dello stomaco.

I consulenti incaricati dalla Procura avrebbero trovato nello stomaco della vittima l’estremità del tubicino che viene usato per calibrare la tasca gastrica applicata in questo tipo di interventi. In base alle conclusioni dei periti proprio l’estremità della sonda potrebbe “essere stata la causa diretta della lacerazione gastrica o comunque della sofferenza del tessuto“.

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