Dopo il fallimento di un tentativo di conciliazione i parenti della vittima hanno citato in giudizio Asp e medici chiedendo una cifra pari a circa 950 mila euro per presunti errati trattamenti sanitari. L’Azienda sanitaria provinciale si costituirà in giudizio per difendere l’operato del proprio personale
Ammonta a novecentocinquantamila euro la pretesa risarcitoria avanzata dai familiari di un uomo deceduto nel luglio del 2016 per presunti “errati trattamenti sanitari” nei confronti dell’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento e dei medici che ebbero in cura il loro congiunto.
In base a quanto ricostruisce Agrigento notizie, il paziente in seguito a una serie di ricoveri presso il nosocomio del capoluogo di provincia siciliano – con una diagnosi di ingresso di “ematuria” e poi di “tumori maligni di parte non specificata della vescica” – era stato sottoposto a diversi interventi chirurgici nell”unità operativa di Urologia. Le sue condizioni però si erano progressivamente aggravate, sino al sopraggiungere del decesso.
I parenti, previo svolgimento di una consulenza tecnica d’ufficio, hanno inizialmente tentato una conciliazione al fine di accertare “la condotta imperita, imprudente e negligente dei sanitari” e procedere alla quantificazione del danno per i presunti errati trattamenti sanitari.
Quindi, fallito il tentativo di raggiungere un accordo, la famiglia ha deciso di intraprendere la via giudiziaria, rivolgendosi al Tribunale. L’Asp, dal suo canto, ha deciso – riferisce sempre Agrigento notizie – di costituirsi con l’obiettivo di difendere la correttezza dell’operato del proprio personale e ottenere il rigetto della richiesta di ristoro.
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