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Accolta l’opposizione alla richiesta di archiviazione del fascicolo di una neonata morta per sepsi pochi giorni dopo essere venuta al mondo

“Si rende necessario approfondire la sussistenza di eventuali profili di responsabilità a carico dei sanitari dell’ospedale…anche attraverso l’elaborazione di una perizia”. Con questa motivazione – come riporta il portale Leccenews24 – è stato disposto l’incidente probatorio davanti al Giudice per le indagini preliminari per fare piena luce sul decesso di una neonata morta per sepsi nell’agosto del 2018 in un nosocomio della provincia di Lecce pochi giorni dopo essere venuta alla luce prematuramente, alla 30esima settimana. Più specificamente, in base a quanto appurato dagli accertamenti post mortem, il decesso era sopraggiunto per arresto cardiocircolatorio derivante da una infezione da “Serratia Marcescens”.

La decisione arriva in seguito all’accoglimento dell’opposizione, da parte dei genitori della piccola vittima, alla richiesta di archiviazione del fascicolo avanzata dalla Procura. Secondo i consulenti del Pubblico ministero “l’infezione veniva contratta a causa di un catetere venoso centrale infetto verosimilmente dovuto alla carenza di misure igienico sanitarie del reparto e del personale sanitario che ha prestato assistenza alla piccola”. Tuttavia gli stessi esperti incaricati non avevano ravvisato responsabilità a carico del personale sanitario ritenendo che vi fosse stato il “rispetto delle buone pratiche assistenziali”.

La famiglia si è opposta alle conclusioni del magistrato inquirente rilevando invece che “l’iniezione è stata determinata dalla mancata adozione di tutte le cautela idonee a garantire la sterilità degli strumenti adoperati”.

Alla luce di tali osservazioni si è deciso dunque di procedere con un approfondimento peritale, per il quale – riferisce sempre Leccenews24 – è previsto nei prossimi giorni il conferimento dell’incarico a un collegio composto da un medico legale e da un infettivologo.

Nel frattempo, proprio in vista di tali ulteriori esami, sono stati iscritti nel registro degli indagati i nomi di 20 persone, tra medici e altri operatori sanitari della struttura interessata, in servizio, a vario titolo, in quelle drammatiche ore. L’ipotesi di reato contestata loro è di omicidio colposo e responsabilità colposa in ambito sanitario.

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