La donna lamenta inadeguate prestazioni sanitarie che avrebbero provocato il decesso dei feti che portava in grembo
Il Tribunale civile di Rimini ha disposto una perizia medico legale per valutare la richiesta di risarcimento di una donna di 36 anni a fronte delle inadeguate prestazioni sanitarie che avrebbero determinato – secondo l’ipotesi della parte attrice – la perdita dei due gemellini che portava in grembo, al quarto mese di gravidanza.
I fatti risalgono all’autunno del 2014. Come riferisce il Corriere Romagna, la gestante, nell’arco dei 35 giorni antecedenti la tragica scoperta, si sarebbe recata in Pronto soccorso per otto volte, preoccupata per alcuni disturbi alle vie urinarie. Tuttavia, non le sarebbe stata diagnosticata l’infezione risultata fatale per i feti, né, conseguentemente, sarebbe stata sottoposta a eventuali terapie. Da lì il dubbio che non sia stato fatto il possibile per salvare i nascituri.
Respinte le richieste di risarcimento avanzate nei confronti dell’azienda sanitaria, la donna e il compagno si sono rivolti al Tribunale, che ha affidato la perizia a un collegio composto da un medico specialista in ginecologia e ostetricia e ginecologo ausiliario. Gli esiti sono attesi per l’inizio del 2022.
Secondo gli esperti interpellati dalla coppia, come si legge in un passaggio del ricorso riportato dal Corriere Romagna, “nel caso di specie, assodato che un differente operato dei sanitari di Rimini avrebbe con elevata probabilità modificato in senso favorevole il decorso della gravidanza, non è possibile non considerare e debitamente risarcire lo stato emotivo cui la madre e il padre versavano a seguito di tali fatti e che contraddistingue la sofferenza morale”. Ciò soprattutto in relazione all’iter clinico che la donna, che non avrebbe ricevuto “le adeguate prestazioni diagnostico-terapeutiche, quanto piuttosto inappropriate rassicurazioni sul suo stato di salute”.
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