Condannati in sede di appello due medici in servizio nel 2002 al pronto soccorso dell’ospedale di Riccione, dove il paziente era morto per una dissecazione aortica
La Corte di Appello di Bologna ha riconosciuto un risarcimento di oltre 550mila euro alla moglie di un paziente morto per una dissecazione aortica 19 anni fa.
Come riportato dal Resto del Carlino nel maggio del 2002, l’uomo era giunto in Pronto soccorso a Riccione accusando un forte dolore epigastrico unito a vomito e sudorazione. Dopo alcune ore era stato ricoverato in medicina d’urgenza ma il suo quadro clinico si era rapidamente aggravato, fino al decesso subentrato il giorno successivo.
In base a quanto accertato in sede giudiziaria, i sanitari avrebbero “colpevolmente omesso di compiere gli accertamenti diagnostici che avrebbero consentito di individuare la patologia ed intervenire chirurgicamente”.
Il tribunale di Rimini aveva condannato, in sede civile, medici e Ausl ad un risarcimento dal valore complessivo di alcune centinaia di migliaia di euro nei confronti dei figli, della madre e della sorella del defunto; successivamente, in sede penale, il giudice per le indagini preliminari aveva assolto, in quanto il fatto non costituiva reato, i medici che avevano visitato la vittima.
La moglie aveva però deciso di proseguire la battaglia sul piano civile, ottenendo dalla Corte di Appello di Bologna il riconoscimento del danno e di una provvisionale di 50mila euro. Quindi, la Corte di Cassazione aveva rinviato la causa alla Corte d’Appello per definire l’entità del risarcimento.
I consulenti tecnici d’ufficio – riferisce ancora il Resto del Carlino – avrebbero evidenziato come il sospetto diagnostico della dissezione aortica avrebbe dovuto essere posto già poco dopo l’accesso al pronto soccorso e che ci sarebbe stato il tempo per un eventuale intervento, pur non potendo prevedere al cento per cento la riuscita di quest’ultimo.
La Seconda Sezione civile del Collegio territoriale, nelle scorse ore ha condannato due medici, all’epoca in servizio nel pronto soccorso dell’ospedale di Riccione, al pagamento in solido di una cifra superiore al mezzo milione di euro (oltre a spese di lite). La Corte ha respinto gli appelli proposti dai figli e da altri familiari che chiedevano il riconoscimento di maggiori importi da liquidare, dichiarando allo stesso tempo inammissibile la richiesta avanzata nei confronti di Ausl Rimini (oggi Ausl Romagna).
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