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L’ospedale di Pisa condannato a pagare 2 milioni di euro ai genitori di una bimba cerebrolesa per errori in sala parto, causa di ipossia e disabilità

Bimba cerebrolesa per errori in sala parto, il tribunale di Pisa condanna l’Ospedale. All’origine della storia, una catena di errori che ebbero come epilogo l’infermità permanente della neonata, che oggi ha 8 anni. Per questo l’Ospedale di Pisa è stato condannato a pagare un risarcimento danni alla famiglia della bambina, dell’importo di 2 milioni di euro. Come riporta il Tirreno, il nosocomio è stato riconosciuto responsabile dal Tribunale di Pisa per le negligenze mediche che provocarono ipossia e disabilità permanente alla neonata. Sarebbe proprio a causa di tali errori, secondo la sentenza civile, che la bambina è diventata cerebrolesa. Errori commessi durante il parto, ma qualcosa sarebbe andato storto anche nelle fasi successive. L’ipossia cerebrale si verifica quando il flusso di ossigeno che raggiunge il cervello è inferiore alla norma. Il normale flusso di ossigeno consente al cervello di funzionare correttamente, in base alle esigenze dell’organismo. L’ipossia perinatale – immediatamente prima e dopo la nascita – può dunque essere definita come una carenza di ossigeno nel sangue del feto o del neonato nel periodo intorno al parto. Essa è spesso causata dall’asfissia alla nascita, che si verifica quando il bambino smette di respirare a causa di qualche trauma. Il feto, se sopravvive ma ha ricevuto troppo poco ossigeno durante il periodo perinatale, è probabile che subisca un certo grado di danno cerebrale. D’altro canto per cerebrolesione acquisita – in questo caso da parto – vsi intende un danno cerebrale tale da determinare, tra l’altro, e menomazioni sensomotorie, cognitive o comportamentali, che comportano disabilità grave. In Italia esistono pochi dati epidemiologici che stimano a 250 casi su 100.000 abitanti/anno l’incidenza del Trauma Cranio Encefalico (Tce). La terapia più conosciuta per il recupero del bambino cerebroleso è il metodo Doman, dal nome del suo fondatore, l’americano Glenn Doman. Si tratta di un metodo che cerca di curare la lesione e non il sintomo, basandosi sulla capacità intrinseca del cervello di crescere sia funzionalmente che anatomicamente. È la stessa famiglia che in casa, con il supporto di amici, parenti e volontari oltre al controllo di un gruppo di esperti, svolge l’intero percorso terapeutico.

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