Manduria, eseguita l’autopsia sul corpo del 63enne, che dimesso dall’ospedale muore il giorno dopo. Sulla vicenda indaga la Procura di Taranto
Un 63enne dimesso dall’ospedale muore il giorno dopo. Per questa vicenda – come riporta Il Quotidiano di Puglia – la Procura di Taranto ha iscritto sul registro degli indagati 2 medici dell’ospedale di Manduria. La storia presenta diversi aspetti da chiarire. Secondo la denuncia, presentata dai familiari del deceduto, il loro congiunto accusava un forte dolore al petto. Recatosi al pronto soccorso, il 63enne vi avrebbe trascorso 5 ore, senza che fossero eseguiti né un esame del sangue, causa mancanza di energia elettrica nel nosocomio, né una visita specialistica. Infine le dimissioni senza una diagnosi.
Ventiquattrore dopo altri ritardi nei soccorsi e infine la morte. Ora gli inquirenti sono chiamati ad accertare i fatti: per ora, l’inchiesta vede indagati 2 sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Marianna Giannuzzi di Manduria. Il reato contestato è quello di aver “cagionato la morte per negligenza, imprudenza e imperizia”. I 2 medici hanno ricevuto l’avviso di garanzia, atto dovuto per consentire l’accertamento tecnico irripetibile e di nominare consulenti di parte per l’autopsia che è stata già eseguita. Per l’esito bisogna attendere sessanta giorni.
Drammatico il racconto dei denuncianti: il 63enne è spirato sotto gli occhi dei figli e della moglie, che si sono quindi rivolti ai carabinieri della stazione di Manduria. Nella dettagliatissima denuncia querela sono descritte le ultime ore di vita dell’uomo, dipendente di una rosticceria. Secondo la versione dei familiari, accusava un dolore al petto, alle 9 di domenica scorsa si sarebbe recato al pronto soccorso dell’ospedale manduriano accompagnato da uno dei figli. Dopo 45 minuti di attesa al triage esterno, sarebbe stato fatto entrare e sarebbe stato visitato e sottoposto al prelievo del sangue. Il figlio dall’altra parte del vetro avrebbe parlato più volte con il padre. Così avrebbe saputo che il laboratorio analisi non poteva eseguire l’esame perché mancava la corrente elettrica. La stessa cosa avrebbe confermato un infermiere a cui il figlio aveva chiesto conferma dell’impedimento. Alle 14,15 il paziente sarebbe uscito dal pronto soccorso senza più l’ago al braccio dicendo al figlio di essere stato dimesso e che la documentazione gliel’avrebbero data successivamente, sempre per la stessa impossibilità di stamparla in assenza di elettricità. Tornati a casa con i disturbi di prima solo un po’ attenuati, l’uomo ha passato la serata accusando stanchezza e il giorno dopo, intorno alle 13.30, è andato al lavoro per dare il cambio alla moglie che lavora nello stesso locale. Alle 14 le sue condizioni sono precipitate, ha vomitato e si è accasciato sul pavimento privo di sensi. A questo punto nella denuncia si parla di altri ritardi, questa volta del 118 che sarebbe intervenuto dopo 40 minuti dalla chiamata. La corsa in ospedale è stata inutile perché il 63enne è morto subito dopo l’ingresso al pronto soccorso.
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