Secondo l’accusa la vittima, un 48enne morto per una endocardite batterica non diagnosticata nel 2014, avrebbe avuto l’80% di possibilità di salvarsi con una corretta terapia
Tre operatori sanitari in servizio presso una struttura palermitana sono stati condannati per omicidio colposo, a un anno e quattro mesi ciascuno (con sospensione della pena), in relazione al decesso di un 48enne per una endocardite batterica non diagnosticata.
La vicenda risale all’autunno del 2014 quando l’uomo, iperteso, aveva cominciato ad accusare febbre, alla quale si era poi aggiunto un dolore alla spalla e una tumefazione ad un testicolo.
Da lì la decisione di recarsi in una clinica della provincia, il 6 novembre, dove gli sarebbe stata riscontrata una infezione in corso.
Nonostante la somministrazione di alcuni antibiotici, tuttavia, la febbre non sarebbe calata e, sebbene il paziente fosse stato sottoposto a diversi accertamenti, i medici – è l’ipotesi dell’accusa – non avrebbero eseguito quelli corretti, non arrivando a diagnosticare l’infezione al cuore poi risultata fatale.
Secondo i periti incaricati dalla Procura in fase di indagine e poi dal Tribunale, il 48enne, con una diagnosi tempestiva e una terapia corretta, avrebbe avuto circa l’80 per cento di possibilità di salvarsi.
Il Giudice, sulla scia del parere dei consulenti, ha deciso di accogliere le richieste di condanna avanzate dal sostituto procuratore titolare del fascicolo, riconoscendo la responsabilità dei tre imputati. Questi ultimi, inoltre, dovranno risarcire i parenti della vittima, costituitisi parte civile, per i danni patiti. L’entità della cifra sarà definita in separata sede.
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