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Asl condannata a risarcire gli eredi di una paziente morta per una ischemia cardiaca non diagnosticata; in sede penale, invece, assolti i quatto medici indagati

Assolti perché “il fatto non sussiste”. E’ il verdetto emesso dal Tribunale penale di Rieti nei confronti di quattro medici fini ti a giudizio per concorso in omicidio colposo in relazione al decesso di una paziente di 73 anni, ricoverata nel reparto di Medicina del nosocomio del capoluogo di provincia laziale e morta per una ischemia cardiaca non diagnosticata. I camici bianchi, nello specifico, erano accusati di non aver accertato tempestivamente il mutamento del quadro clinico che aveva determinato l’infarto risultato fatale.

In fase di inchiesta, la Procura aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo poiché – come ricostruisce il Messaggero – il consulente incaricato aveva escluso responsabilità professionali nella condotta degli indagati i familiari della vittima, tuttavia, si erano opposti e il giudice per le indagini preliminari aveva disposto nell’ambito dell’incidente probatorio una nuova consulenza medico legale, i cui risultati avevano ribaltato le precedenti.

Si era così giunti al processo che, rispetto all’interrogativo circa le presunte omissioni da parte degli imputati nell’approfondire i sintomi accusati dalla donna al momento del ricovero (dolori addominali provocati da una colecisti acuta, aggravata dalla presenza di un quadro infettivo e da febbre), ha evidenziato come la signora fosse stata sottoposta a due elettrocardiogrammi, risultati negativi, e come l’infarto fosse giunto in modo del tutto atipico; da lì la decisione di assolvere i medici, i quali, secondo la difesa, avrebbero tenuto una condotta adeguata e rispettosa delle buone pratiche mediche.

Si attendono ora le motivazioni delle sentenza. In sede civile, la vicenda ha visto invece la condanna della Asl a risarcire i danni non patrimoniali agli eredi della paziente, in quanto la sua responsabilità è stata ritenuta di natura contrattuale.

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