I camici bianchi sono accusati di omicidio colposo in relazione al decesso di una donna di 44 anni, morta per una malaria non diagnosticata al rientro da un viaggio in Africa
Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, ha rinviato a giudizio due camici bianchi – rispettivamente medico del Pronto soccorso del nosocomio del capoluogo di provincia siciliano e medico in servizio di Guardia medica – accusati di omicidio colposo in relazione al decesso di una 44enne morta per una malaria non diagnosticata lo scorso gennaio.
La paziente – in base a quanto ricostruito – era rientrata da un viaggio in Nigeria, aveva la febbre alta ed aveva quindi deciso di recarsi in pronto soccorso, dove, nonostante avesse fatto presente di essere stata in Africa, era stata trattata come un codice verde. Nei giorni successivi le sue condizioni si erano aggravate, fino al ricovero e al decesso in ospedale.
Secondo l’ipotesi accusatoria accolta dal Gup, i professionisti avrebbero curato la paziente per una influenza stagionale, nonostante la donna avesse comunicato il suo recente soggiorno in un Paese africano. Nello specifico – come riferisce Agrigento notizie – al camice bianco del Pronto soccorso viene contestato di non avere sottoposto la paziente ad un’accurata anamnesi e, soprattutto, di non avere eseguito un test rapido per la malaria, mentre alla Guardia medica viene addebitato di aver omesso di indirizzare la paziente verso un’adeguata struttura di emergenza nonostante le condizioni critiche.
Stralciata, invece, per un vizio procedurale, la posizione del medico curante della vittima, in quanto, come riporta Agrigento notizie, la Procura non avrebbe dato seguito alla richiesta della difesa di disporre l’interrogatorio dopo l’avviso di conclusione delle indagini.
I familiari si sono costituiti parte civile.
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