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Una clinica della provincia di Lucca dovrà versare circa 800 mila euro ai parenti di una donna morta nel 2011 a causa della recisione di due arterie durante un intervento alla spalla

Il Tribunale di Lucca ha condannato una clinica privata della provincia a risarcire gli eredi di una donna morta a causa della recisione di due arterie durante un intervento chirurgico.

Come riferisce Luccaindiretta, la paziente soffriva di artrosi e i medici le avrebbero consigliato l’installazione di una protesi; si era quindi ricoverata nell’aprile del 2011 per sottoporsi a un’operazione alla spalla. Durante l’intervento, tuttavia, secondo l’ipotesi accusatoria, le sarebbero state lesionate due arterie, con conseguente emorragia interna in fase post operatoria, non ravvisata dai sanitari. Solo a distanza di due giorni, la signora sarebbe stata trasferita in ospedale ma, nonostante i tentativi dei medici di salvarle la vita, nel giugno dello stesso anno era sopraggiunto il decesso.

La vicenda aveva portato all’apertura di due procedimenti giudiziari: in sede penale, il caso si era chiuso con l’assoluzione dei camici bianchi indagati; in sede civile, invece, la struttura sanitaria è stata condannata, nei giorni scorsi, a versare alla famiglia della vittima circa 800 mila euro (266.454,00, in favore del marito; 220.618,99, in favore della figlia; 184.094,97, in favore del figlio; 118.703,10, in favore del nipote).

Decisive, in tal senso, due perizie medico legali sulla base delle quali il Giudice ha stabilito la responsabilità contrattuale della clinica.

Per il Tribunale, la morte sarebbe da ascrivere – come riporta sempre Luccaindiretta – a una serie di complicanze insorte nel post operatorio e dovute all’apertura di due rami arteriosi, non immediatamente diagnosticata e trattata, che ha “comportato grave anemizzazione e progressiva compromissione multiorgano con complicanze emorragiche, settiche e polmonari in paziente con patologie preesistenti”. 

Un attento monitoraggio della paziente fragile (ad alto rischio emorragico) avrebbe consentito una diagnosi precoce della causa di anemizzazione e una tempestiva gestione della lesione vascolare evitando verosimilmente lo shock emorragico e gli eventi successivi con compromissione multiorgano. Sulla decisione del Giudice, inoltre, avrebbe pesato anche il ritardo nel trasferimento in ospedale.

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