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L’uomo, 56 anni, si era sottoposto a un intervento programmato per risolvere dei problemi di cervicalgia ma è stato colto da infarto ed è deceduto in seguito a un’angioplastica

La Procura di Ravenna ha aperto un’inchiesta sul decesso di un uomo di 56 anni, originario della provincia di Lecce, morto in una clinica del capoluogo di provincia dell’Emilia Romagna, dove si era sottoposto a un intervento per risolvere i suoi problemi di cervicalgia causata da varie ernie.

L’operazione è stata effettuata lo scorso 20 maggio; il giorno successivo il paziente sarebbe uscito dalla Rianimazione, ma – secondo quanto raccontato dai familiari – avrebbe lamentato insensibilità alle gambe e forti dolori alla schiena, a cui si sarebbero aggiunte anche algie al braccio destro e allo stomaco.

La notte stessa sarebbe stato colto da un infarto; operato d’urgenza sarebbe quindi stato ricoverato nella terapia intensiva del reparto di Cardiologia della stessa clinica.

In base a quanto riferito dai parenti l’attacco cardiaco, secondo i medici, sarebbe stato da attribuire a uno “stress operatorio” collegato al primo intervento. Il personale avrebbe inoltre informato la famiglia che l’angioplastica era stata eseguita ad una sola coronaria e che sarebbe stato consigliabile, senza che tuttavia venisse indicato un carattere di urgenza, intervenire anche sull’altra, anch’essa non in buone condizioni.

Il 23 maggio il paziente era uscito dalla terapia intensiva cardiologica ed era stato trasferito in corsia ma, sempre in base alla versione fornita dai familiari nella denuncia – avrebbe continuato a stare male accusando forti dolori e gonfiore all’addome, oltre a febbre. Peraltro, in serata, avrebbe riferito alla sorella che i medici, contrariamente a quanto indicato inizialmente, sarebbero stati intenzionati a operarlo anche all’altra coronaria. Il giorno successivo, invece, è sopraggiunto il decesso.

Per fare piena luce sull’accaduto e chiarire la sussistenza di eventuali responsabilità sanitarie il Pubblico ministero titolare del fascicolo ha conferito l’incarico a un medico legale per lo svolgimento dell’autopsia. In vista degli accertamenti peritali, inoltre, sono stati iscritti nel registro degli indagati, come atto dovuto e per consentire loro la nomina di propri consulenti, i nomi due medici, un cardiologo e un neurochirurgo.

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