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Il Tribunale di Rieti ha riconosciuto il danno da lesione del rapporto parentale ai congiunti di una donna morta durante il ricovero nel 2013 dopo essere stata colta da un infarto

La Asl di Rieti dovrà versare circa 400 mila euro ai familiari di una donna morta durante il ricovero nel reparto di medicina dell’ospedale del capoluogo di provincia laziale.

Il fatto – come riporta il Corriere di Rieti – risale al luglio del 2013. La donna si trovava nel nosocomio per problemi di colecisti. Durante la permanenza nella struttura, tuttavia, avrebbe cominciato ad accusare dolori allo stomaco e alla schiena, forse dovuti a un infarto di cui il personale sanitario non si sarebbe accorto.

In seguito alla tragica scomparsa della loro cara, il marito, i fratelli e il figlio della donna avevano presentato una denuncia chiedendo che venisse fatta piena luce sull’accaduto. L’inchiesta aperta dalla Procura, dopo una prima richiesta di archiviazione del fascicolo a carico degli indagati e l’opposizione dei parenti, era sfociata, sulla base di una nuova perizia medico legale disposta dal Giudice per le indagini preliminari, nel rinvio a giudizio di quattro medici, imputati per omicidio colposo.

In sede penale il procedimento è ancora in corso; sul versante civile, invece, il Giudice ha riconosciuto ai congiunti il danno non patrimoniale per lesione del vincolo parentale. Nello specifico, il Collegio ha ritenuto accertata “la sussistenza del nesso causale tra condotta omissiva dell’equipe medica e l’evento morte della paziente, essendo stato accertato in base al principio del ‘più probabile che non’, che la condotta assunta dai medici ha determinato il decesso della paziente, per omissione della diagnosi differenziale di infarto e per non aver eseguito accertamenti clinici che avrebbero consentito sia una terapia, che un intervento in emodinamica, tali da evitare il decesso”. 

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