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Nell’esposto si chiede di fare chiarezza su alcune circostanze relative ai decessi degli anziani genitori morti in ospedale, a breve distanza di tempo

Genitori morti in ospedale, e la figlia denuncia l’azienda sanitaria. Come riferisce il Corriere Romagna, la donna ha affidato il mandato all’avvocato Carlo Taormina, denunciando per presunto omicidio colposo l’Ausl di Imola. Stando al racconto della denunciante tutto sarebbe partito da uno scompenso cardiaco dell’anziano padre, ricoverato all’ospedale, nel reparto di geriatria, il 13 marzo di quest’anno. Al secondo tampone molecolare, dopo due giorni, l’88enne sarebbe risultato positivo al coronavirus allo 0,01%, quindi trasferito in un reparto Covid. Lì sarebbe rimasto fino al decesso, il 28 marzo. Secondo la donna, prima della positività al coronavirus, la famiglia avrebbe chiesto alla direzione sanitaria di trasferire l’anziano a Villa Maria a Cotignola, senza che però gli fosse data questa possibilità. La figlia aggiunge che, dopo la morte del padre, i familiari avrebbero cercato di tenere nascosta la notizia alla madre, raccontandole che era ricoverato per accertamenti. Una versione che non avrebbe convinto troppo l’anziana 84enne, al punto da rimanerne comunque prostrata. Da quel momento, la madre della denunciante si sarebbe lasciata andare, smettendo di mangiare, perdendo peso, fino ad avere un ictus che le avrebbe fatto perdere l’uso della parola. Secondo la denuncia, sarebbe allora partito un secondo calvario. Il 3 aprile la figlia chiama l’ambulanza. Qui c’è una prima circostanza da chiarire. Per la donna, fin da subito, i sanitari avrebbero sostenuto che l’anziana avesse il Covid. Una positività al virus, tuttavia, smentita dalla figlia, la quale indica – a conferma – il ricovero in Medicina d’urgenza. Solo al terzo tampone molecolare, dopo tre giorni – sempre secondo la figlia – la mamma sarebbe risultata positiva al coronavirus allo 0,01%, venendo perciò trasferita in un reparto Covid. Il 7 aprile, pur a fronte di un tampone negativo, i sanitari avrebbero cominciato a parlare di una sospetta polmonite bilaterale interstiziale. La figlia asserisce di aver telefonato ogni giorno in ospedale, per avere aggiornamenti sulle condizioni della genitrice, fino al 16 aprile, un venerdì. Il 19, di lunedì, le avrebbero comunicato il decesso, avvenuto il giorno prima. Per la denunciante, il ritardo nella comunicazione sarebbe stato giustificato dalle mancate risposte al telefono della figlia. Il presidio sanitario avrebbe anche sostenuto di aver allertato le Forze dell’ordine per rintracciarla e comunicarle la morte della madre. Un’affermazione su cui la figlia si mostra scettica, non avendo – a suo dire – trovato conferme da personale di Polizia e Carabinieri di sua conoscenza. Nella denuncia, la donna sottolinea un’altra presunta incongruenza: Quando le onoranze funebri hanno telefonato in ospedale per recuperare la salma dell’anziana, si sarebbero sentite rispondere che era morta prima di domenica, e che il copro si sarebbe trovato nella camera mortuaria già il venerdì pomeriggio alle 16. Per la figlia, i genitori non avrebbero avuto il coronavirus e comunque non sarebbero mai stati curati per il Covid, ma esclusivamente con la morfina. Per questo chiede alla magistratura di far luce sulla vicenda, che necessita di doverosi riscontri. Al momento, non si ha però conferma dell’apertura di un fascicolo.

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