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L’atto al tribunale di Cosenza su istanza dei familiari di un 26enne, per fare luce su una morte sospetta senza autopsia di 8 anni fa

Una superperizia per fare chiarezza su una morte sospetta senza autopsia, di 8 anni fa. Come riferisce il Corriere della Calabria, è la storia tragica di un 26enne. Il 12 giugno 2013, il giovane cosentino si rivolse al proprio medico curante, lamentando forte tachicardia. Fu mandato a casa con il consiglio di iniziare una terapia anti ansia. La situazione peggiorò e il ragazzo si rivolse alla guardia medica. A distanza di 15 giorni, morì a causa di una embolia polmonare massiva misconosciuta.  Il procedimento penale – aperto su esposto dei familiari – si chiuse con l’archiviazione, chiesta dalla Procura di Cosenza. A distanza di 8 anni, il legale della famiglia Massimiliano Coppa ritiene ci siano ancora aspetti da accertare. Secondo i congiunti, il corpo del giovane fu lasciato in una cella frigorifera non funzionante ad una temperatura di 32 gradi, alla fine del mese di giugno, con gravi compromissioni per la valutazione tanatologica delle cause del suo decesso. All’arrivo dei medici legali, 5 giorni dopo il decesso, il cadavere era già in avanzato stato di decomposizione e non fu possibile eseguire l’autopsia. La famiglia non ha mai creduto ad una morte naturale del 26enne. Il legale ha nominato un collegio di periti autorevoli delle varie Università Italiane: il Professore Pietrantonio Ricci Ordinario di Medicina legale all’Università di Catanzaro, il Professore Vincenzo Pascali Ordinario di Medicina legale all’Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ed il Professore Francesco Alessandrini Ordinario di Cardiochirurgia all’Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli. I rilievi difensivi dell’avvocato Coppa, in sede giudiziaria, hanno puntato il dito sul vilipendio della salma. Il personale della Polizia Scientifica della Questura di Cosenza, infatti, avrebbe accertato che “l’intero plesso obitoriale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza era privo di aria condizionata e, dalle macchine ivi installate, fuoriusciva aria forzata e calda. Si constatò che le celle frigorifere non producevano l’adeguata temperatura di conservazione tanto che non si percepiva la differenza con l’ambiente esterno; le stesse sono ubicate in un ambiente antistante la porta della sala settoria. Nella medesima sala i due splitter ivi installati emanavano aria calda. La temperatura evidenziata dall’orologio-termometro ivi presente è di 31 gradi, confermata a 32 gradi, anche da altra apparecchiatura in uso”. La superperizia del Collegio peritale depositata al Tribunale di Cosenza, secondo l’avvocato Coppa, mostrerebbe presunte “gravi inadempienze diagnostico assistenziali legate alla difettuale gestione del corpo appartenuto” al giovane, “con evidente violazione del sentimento di pietas”. Al Tribunale di Cosenza, pertanto, si chiede di condannare anche la Azienda Ospedaliera di Cosenza al risarcimento del danno non patrimoniale subito da tutta la famiglia della vittima, in conseguenza del presunto fatto illecito, da ravvisarsi nella omessa manutenzione della struttura obitoriale ed in particolare delle celle frigorifere. Con tutte le conseguenze che la violazione avrebbe comportato per la violazione dell’interesse sotteso alla tutela delle spoglie umane, individuato dalla dottrina giuridica nella pietà dei defunti.

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