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Il Tribunale di Caltanissetta ha riconosciuto oltre 800 mila euro ai congiunti di una donna affetta da epatite C dopo una trasfusione effettuata nel 1976; la causa civile era stata avviata dai congiunti nel 2016, otto anni dopo il decesso della signora in seguito all’aggravarsi della patologia

Oltre 800 mila euro. E’ la cifra che il Ministero della Salute dovrà versare agli eredi di una donna affetta da epatite C dopo una trasfusione effettuata nel 1976. Lo ha stabilito il Tribunale di Caltanissetta.

La signora – come riporta il Giornale di Sicilia – era deceduta nel 2008 in seguito all’aggravarsi della patologia. Il marito e i tre figli, nel 2016, hanno deciso di avviare una causa civile per ottenere il risarcimento del danno patito.

La sentenza del Giudice nisseno – come affermato dal legale della famiglia – confermerebbe diversi importanti principi: la sussistenza della responsabilità colposa dell’Amministrazione Statale, anche per casi di epatite C, già dalla fine degli anni Sessanta, per la mancata adozione di misure idonee a prevenire ed impedire la trasmissione di malattie mediante il sangue infetto; la validità del giudizio operato dalla Commissione Medica Ospedaliere in sede di riconoscimento degli indennizzi vale anche nel giudizio di risarcimento danni.

Il Tribunale ha inoltre chiarito c – spiega ancora l’avvocato della parte lesa – che rientrano nel novero dei diritti inviolabili della persona anche quelli all’integrità morale, alla vita matrimoniale, alla solidarietà familiare e al rapporto parentale.

A distanza di 45 anni dalla somministrazione del sangue infetto, dunque, arriva il riconoscimento del danno per i parenti.

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