Bimbo cardiopatico morì nel 2008: per la Corte d’Appello di Messina poteva essere salvato, se monitorato correttamente dopo la seconda operazione
Bimbo cardiopatico morì nel 2008, ma per i giudici di secondo grado poteva essere salvato. Per quella morte, sono state condannate 2 infermiere. Come riporta Siracusanews.it, il decesso del bambino di 7 anni, originario di Noto, all’ospedale San Vincenzo di Taormina, poteva essere evitato. Lo ha stabilito la Corte di Appello di Messina, riformando parzialmente la sentenza del Tribunale di Messina che a suo tempo aveva assolto tutti gli imputati. I giudici d’Appello hanno riconosciuto colpevoli 2 infermiere che nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2008 – quella dopo il secondo delicato intervento subito dal piccolo – non avrebbero monitorato correttamente le sue condizioni di salute, improvvisamente aggravate con episodi di tachicardia, dispnea e sudorazione. Quando l’indomani, 29 ottobre si decise di intervenire per una terza volta, fu troppo tardi.
Per i legali della famiglia del bimbo, non si è trattata di una tragica fatalità, ma di colpa, negligenza e imprudenza di chi doveva monitorare le sue condizioni, quantomeno, la notte successiva al secondo intervento. Il piccolo paziente, ricoverato a fine ottobre 2008 a Taormina, era stato operato una prima volta il 22 e una seconda il 28. Dopo la seconda operazione veniva traferito nel reparto di degenza ma la stessa notte presentava nuove complicazioni. I genitori avrebbero disperatamente chiesto di intervenire, ma sarebbero stati rassicurati. L’indomani, il 29 ottobre, i sanitari si sarebbero accorti che era insorto un tamponamento cardiaco e sottoponevano il bambino a un terzo intervento per drenare il versamento. Ma non ci fu nulla da fare.
Nel 2016 la prima sentenza del Tribunale di Messina, che aveva assolto tutti gli imputati, perché il fatto non sussisteva. Poi il ricorso in Corte d’Appello, con il procuratore generale che aveva richiesto la conferma dell’assoluzione, mentre gli avvocati della famiglia chiedevano la rinnovazione dell’istruttoria. Sono stati poi nominati alcuni periti per le perizia collegiale che ha escluso la responsabilità di tutti gli imputati, con la difesa che ha poi evidenziato le gravi incongruenze della perizia e la Corte di Appello che ha ritenuto la responsabilità delle infermiere. Le stesse sono accusate di avere omesso di rilevare nel corso del turno 21-7, nella notte tra il 28 ed il 29 ottobre 2008, l’incremento della frequenza cardiaca del piccolo Matteo e l’insorgenza di altri sintomi e segni e di allertare il medico reperibile, malgrado sarebbero state – secondo l’accusa – ripetutamente sollecitate in tal senso dai genitori.
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